Tornando al Passato – 47ª Parte

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L’inizio è sempre difficile; richiede molto apprendimento e sensibilità per provare ciò che ancora non avevamo notato.

Dopo di aver vissuto per un periodo con quel pastore, sono andata in un altro appartamento a vivere da sola; e lì mi trovavo letteralmente da sola. Molto felice per vivere per la 2ª volta, in 8 anni da sposata, sola con mio marito, dove ero la donna di casa per completo. Pulivo la casa ogni settimana. Cucinavo. Stiravo i vestiti. E tutto questo con molto piacere. Facevo il mio meglio. Facevo sempre un cibo fresco per Julio, tutti i giorni, e facevo anche una bella colazione e merenda. A cena, mangiavamo ciò che era rimasto del pranzo, con una certa creatività, perché abbia un aspetto nuovo.

In quest’epoca, poiché vivevamo da soli, rimaneva sempre il cibo del pranzo. Quindi ho imparato a fare tanti piatti con i “resti” del giorno prima, per non sprecare il cibo. Facevo sempre con tutta la soddisfazione. Per me, era un’ottima opportunità per prendermi cura di tutto in relazione alla nostra vita.

Julio mi voleva sempre risparmiare di lavorare di più, ma io insistevo di servirlo con tanto affetto. E lui apprezzava molto. Lui amava il mio cibo, la mia pulizia e i vestiti che stiravo.

Avevo un quaderno di ricette, che nel periodo che abitavo con i miei genitori, riempivo. Avevo anche libri di ricette e riviste per migliorare nella cucina.

Quindi, oltre a fare nuove ricette scrivevo la data, aggiungevo “fatto”, e osservazioni se mi era piaciuto o meno.

Le mie pentole, “raschiavano” tutti i giorni. Il mio armadio e frigorifero erano sempre puliti, ma facevo 1 volta a settimana quella pulizia generale. E lasciavo sempre tutto organizzato.

In quell’epoca, avevamo già incontrato un luogo per avere la nostra chiesa in inglese. E lavoravamo tutti i giorni per l’apertura della chiesa. Julio, con la preparazione che ogni apertura richiede, e io, organizzando le altre cose.

E per mia tristezza, l’unica moglie che era vicina, è stata trasferita. Ho pianto tanto. Lei era la mia unica compagna. Lei mi aveva salutata, e io, tra le lacrime, l’ho salutata. In quest’epoca, mi mancava avere un’amica. Dopo aver sofferto le “perdite”, non ricevevo nessuna chiamata, solo da parte dei miei genitori.

Ma non è passato molto tempo finché è arrivata un’altra moglie. L’ho ricevuta a braccia aperte. Lei si era appena sposata. Era molto giovane. Ma mi faceva ridere molto.

Però, quando finivano i momenti nei quali ero occupata, veniva la voce del diavolo per parlare con me…
Molte parole senza nesso, che non avevano senso, ma poiché ero sensibile, dando spazio ai miei sentimenti, non è che sembrava avere tutta la ragione, quella voce del diavolo?!

Molte volte, alla fine della pulizia e della cena pronta, là mi trovavo io, con il dolore nel petto di tanta nostalgia dei miei figli.

Sono arrivata al punto di entrare in contatto con la persona che li aveva, per vedere se c’era la possibilità di parlare con loro, e la persona disse che no. Io non sarei mai entrata in contatto con loro.

Era molto difficile controllare quella nostalgia.

Incredibile, come mi trovava sommersa nei sentimenti! Andavo al mercato a fare la spesa, e apparivano sempre nel mio cammino bambini insieme ai suoi genitori. Ma mi soffermavo nelle mamme, con il figlio o la figlia. E chiamava molto la mia attenzione; sembrava che ero lì per “rapire”. Era come se stessi vivendo la mia vita, e all’improvviso quando vedevo la scena di una madre con sua figlia, tutte le altre cose si scurivano, e la luce rimaneva solo accesa in quella bambina e mamma: la figlia diceva: “Oh mamma, io voglio questo…” e la mamma, calma e serena, lisciando i capelli della figli diceva: “Cara, la mamma non può darti questo ora, solo dopo.” Qualcosa di semplice per una mamma, ma per me era un sogno.

Era un sogno che io desideravo che fosse una realtà nella mia vita. Ma sembrava che era più per vederlo che per viverlo.

Quindi un giorno, non sopportavo più quel dolore di nostalgia, ho chiesto a Julio che mi appoggiasse in adottare un bambino. E lui disse: “No.”

Ho insistito e insistito. Ma Julio, deciso a non tornare indietro nella sua parola, disse: “Mimiu, siamo stati chiamati per guadagnare anime e tu sei preoccupata di avere un altro figlio. Se non sono Luis e Vera, allora non avremo un altro figlio. Hai insistito di adottare e guarda la confusione! Nemmeno se tuo padre dicesse: “Adotta Julio…”, io adotterò!”

Quando ho ascoltato questo, ho reagito come quando ero una bambina. Volevo chiudere le mie orecchie per l’unica ipotesi che volevo, che era chiedere che mio padre intercedesse per me.

Júlio era deciso e molto fermo nella sua decisione. Quella fermezza, era di finire una volta per tutte con il mio sogno realizzato.

Allora, una voce mansa e soave dello Spirito Santo, mi disse: “Viviane, se mi chiedi di togliere questo desiderio di avere figli, questo uscirà.”

Quella voce è venuta accompagnata dal mio passato, dove tutto quello che chiedevo a Dio, si compiva.

Ma io, nella difensiva, ho risposto dentro di me: “Ah no, Dio! Ho già sacrificato i miei figli e il Signore mi chiede di darGli la mia unica speranza? Ah no!”

Dio parlava molto basso, perché il volume della mia volontà urlava molto più, in tono di rivolta contro tanto dolore.

Prossima settimana racconto di più.

Viviane Freitas