Una donna canadese anticipa la sua morte

Audrey Parker aveva pianificato la sua morte prima che i dolori causati dal suo cancro al seno, che si estendevano alle ossa e alla testa, diventassero insopportabili.

Tuttavia, dato che la legge canadese richiede che la persona sia in pieno possesso delle sue facoltà mentali nel momento della morte, l’atto doveva essere anticipato.

La candese di 57 anni è morta il 1° Novembre con l’aiuto di un’infermiera e circondato dalla sua famiglia e dai suoi amici.

In questo paese dal 2016 chiunque abbia più di più di 18 anni e un’ irreparabile condizione medica può chiedere di morire attraverso la medicina. Questa richiesta avvia una procedura che prevede la consultazione e la possibile approvazione di due medici.

Una malattia considerata incurabile secondo la medicina, un futuro segnato da sofferenze insopportabili e senza alcun miglioramento che inducono la persona a considerare la possibilità di chiedere aiuto per porre fine alla propria vita, come è stato per Audrey Parker, oppure usare le armi della fede e lottare per essere curate, come è stato invece il caso di Renata Magalhaes a cui le era stato diagnosticato un grande tumore mortale sul viso che le avrebbe dato solo tre mesi di vita.

Quest’ultima nel 2013, iniziò a provare disagio nella respirazione e con il passare dei giorni cominciò ad avere forti mal di testa, frequenti fitte al collo e difficoltà nel vedere dall’occhio sinistro. Cercò uno specialista, fece diversi esami e il giorno in cui seppe i risultati, una commissione medica la stava attendendo in ufficio.

Raccontò: “Mi parlarono della gravità della malattia e mi orientarono nel sottopormi urgentemente ad un’operazione chirurgica perché il tumore era di 12,5 cm. La notizia fu scioccante perché non immaginavo che fosse qualcosa di così grande e mortale”

Renata aveva un tumore al viso che le comprimeva il respiro, l’occhio sinistro e prendeva parte del cranio. I dottori sostenevano che lei era un caso impossibile e che la chirurgia sarebbe stata solo un modo per darle un po’ di tempo in più da vivere.

Trascorse 10 ore di intervento e i medici le rimossero il tumore e le diedero solo tre mesi di vita, tuttavia iniziò a fare chemioterapia e radioterapia.

Renata, che frequentava la chiesa da 18 anni, aveva imparato ad usare la fede e a non arrendersi davanti alle difficoltà. Prima che iniziassero le cure mediche, lo specialista le chiese di firmare un documento dove Renata era cosciente e consapevole del rischio di perdita della vista dell’occhio sinistro. Ella non firmò tale documento perché aveva piena fiducia che Dio non avrebbe permesso questo. “Le sedute di chemioterapia sono state terribili e avevo difficoltà nel mangiare e bere acqua. Avevo perso 14 kg a causa dei problemi che avevo al palato e allo stomaco dato che tutto ciò che mangiavo lo rimettevo.”

Dal momento in cui il dottore diede a Renata la notizia del tumore e del poco tempo di vita che le sarebbe rimasto, Ella iniziò ad usare la fede intelligente credendo che sarebbe guarita e che tutte le sue sofferenze sarebbero presto terminate.

“Ho cercato di non focalizzarmi sulla situazione o ascoltare le parole negative ma mi sono aggrappata a Dio con tutte le mie forze. Continuai con le cure mediche e intanto mi lanciai nel fare propositi e partecipare alle riunioni più assiduamente.

Dopo alcuni mesi il tumore sparì, Renata era guarita e tornò completamente la vista all’occhio sinistro.

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