LA RIVOLTA CHE PORTA VITA

“Ora il bambino crebbe; un giorno che era andato da suo padre con i mietitori, disse a suo padre: la mia testa, la mia testa! Il padre ordinò al suo servo: portalo da sua madre!. Questi lo prese e lo portò da sua madre. Il fanciullo rimase sulle ginocchia di lei fino a mezzogiorno, poi morì.” (2 Re 4:18-21)

Qual è il maggior dolore che una madre può soffrire? Naturalmente è vedere un figlio morire, il normale sarebbe che il figlio a seppellire i propri genitori. Anche se questa donna, che era una persona buona, onesta, ospitale, ricca, né lei né nessun altro, nonostante avesse a disposizione più risorse, poteva prevenire la morte di suo figlio.

In primo luogo, è necessario capire: che cos’è la morte? É quando la persona muore spiritualmente, poiché, fisicamente, giacché il cerebro funziona, la persona può stare anche in coma, ma sarebbe considerata viva. D’altra parte, la persona può avere il suo corpo in perfetto stato, ma se avviene la morte cerebrale, è morto. Dové che il bambino ha sentito dolore?

Esattamente in testa, cioè, il punto dove c’è il nostro potere di reagire o di desistere, di rassegnarci o di affrontare i problemi. Il male sa che uno“spirito morto” , nonostante abbia tutto in questa vita, sarà sempre una persona infelice, e, per questo, il suo obiettivo principale e uccidere la persona spiritualmente. Uno spirito morto e uno spirito rassegnato, accomodato,che, semplicemente, non reagisce!

Quante sono le persone che, nonostante tutti i loro averi, stanno soffrendo per un figlio o per una persona cara? Le malattie, dipendenze, cambiamento di carattere, la violenza, la delinquenza, disturbi psicologici … E, ovviamente, finiscono per sentirsi, frustrate, perché, apparentemente, possiedono tutto, ma il dolore acuto rimane nel suo interiore e che fanno? Pur avendo risorse materiali, sarà destinato a ricercare ogni possibilità di risolvere il problema o alleviare il dolore. Però non cercano, dove c’è vita, perché Gesù disse:
“Ora, nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi e gridò: se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la scrittura, dal suo seno sgorgheranno fiumi d’acqua viva” (Giovanni 7:37-38).

Le persone sono “affamate” di una vita realizzata, completa, ma non cercano Dio come deve essere. Qualcuno lo cerca per reclamare contro i suoi problemi e addirittura si ribellano contro la Sua Parola, dando la colpa di tutto i suoi problemi a LUI.
Ma, ciò che chiama l’attenzione nell’episodio di questa madre e l’attitudine che ella prese davanti a quel dolore indescrivibile:

1. lei aveva riconosciuto che con le sue sole forze era impossibile, perché aveva riconosciuto che era impossibile contare solo con le proprie forze, perché aveva suo figlio in grembo e tuttavia era morto;

2. lei non dubitò, non fece scandalo e non si ribello a Dio, al contrario, lei SALÍ fino alla camera dell’uomo di Dio, vuol dire, lei è andata fino all’altare, che è dove ogni tipo di morte sparisce;

3. “chiuse la porta”, cioè, non permise che i sentimenti la dominassero in quel momento che doveva rimanere il più lucido possibile, per usare la fede intelligente e risolvere il problema;

“poi chiamò suo marito e gli disse: Ti prego, mandami uno dei servi e un’asina; corro dall’uomo di Dio e torno.”
(2 Re 4:22)

Lei non dipendeva dalla fede del marito, anche se lui aveva visto il figlio con il dolore alla testa e non poteva fare niente, molto meno resuscitarlo.

Continua domani…

Per il tuo servo in Cristo
Vescovo Julio Freitas