è così importante?

“Cosa m’importa della vita sentimentale?” se questo pensiero ti è già passato per la mente qualche volta, allora, questo messaggio è per te!

SENTIMENTALE > SPIRITUALE > SENTIMENTALE > SPIRITUALE >… se non lo sapevi, è questo “circolo vizioso” che fornisce l’equilibrio necessario per la nostra vita come cristiani. Se, per caso, non c’è rispetto tra la coppia, se ci sono brutti trattamenti, inimicizie è necessario restaurare i valori morali e matrimoniali, perché se una persona non sta bene con la sua vita matrimoniale, come lo potrà essere in quella spirituale?


“Poi Rebecca disse ad Isacco: «Io sono disgustata della vita a motivo di queste figlie di Heth. Se Giacobbe prende in moglie una tra le figlie di Heth, una donna come quelle del paese, a che mi servirà la vita?”
(Genesi 27.46)

Rebecca preferiva morire che vedere suo figlio Giacobbe commettere lo stesso errore di suo fratello Esaù. E sai perché Esaù ha perso il diritto alla primogenitura? Perché si era coinvolto con donne dello Heth, un popolo che aveva un comportamento e tradizioni contrarie, che vivevano una vita immorale, davanti ai parametri dati da Dio ad Abrahamo e a Isacco, i due Patriarca.

Esaú è stato carnale. Lui era forte, cacciatore, figlio del principe Isacco, per questo pensava di avere il diritto di avere varie moglie, quando in realtà, doveva seguire l’esempio di suo nonno e di suo padre. Ma lui non ha voluto aspettare, non voluto “andare fino al pozzo”, e Dio non obbliga a fare questo, Lui lascia decidere a noi quello che faremo e quello che decideremo si rifletterà nel presente, nel futuro e per l’eternità.

A causa della sua scelta, Esaù causò dispiacere ai suoi genitori, come dice la Sacra Scrittura. Isacco, allora chiamò Giacobbe, dandogli il resto della benedizione, dicendo:

“Non prender moglie tra le donne di Canaan.” (Genesi 28.1)

Giacobbe aveva ricevuto la benedizione spirituale, adesso mancava quella sentimentale, e l’ordine era “non commettere lo stesso errore di tuo fratello!” Non lasciarti trasportare da quello che i tuoi si compiaceranno, da quello che il tuo cuore sentirà o da quello che la tua carne desidera, vai avanti con questo pensiero: mia moglie deve essere scelta da Dio, in modo che la Sua benedizione rimanga!”

“Alzati, va’ in Paddan-Aram, alla casa di Bethuel, padre di tua madre, e prenditi di là in moglie una delle figlie di Labano, fratello di tua madre.” (Genesi 28.2)

La prescelta doveva possedere la stessa visione, di fede, lo stesso spirito, essere dello stesso clan, della stessa tribù, avere la stessa determinazione. Perché, se fosse stata una qualsiasi, lei avrebbe distrutta la sua vita e la sua benedizione.

“Dio onnipotente ti benedica, ti renda fruttifero e ti moltiplichi, sì che tu divenga un’assemblea di popoli, e ti dia la benedizione di Abrahamo, a te e alla tua discendenza con te, affinché tu possegga il paese dove vivi come uno straniero e che DIO donò ad Abrahamo…” (Genesi 28.3-4)

Quindi, la condizione per che lui ricevesse la benedizione di Abrahamo sarebbe una questione di fede o di scelta? Fede lui l’aveva già manifestata, quindi era di scelta, lui non poteva sbagliare, doveva scegliere ciò che Dio aveva determinato perché la benedizione di Abrahamo stesse sopra di lui. Allora, tu hai fede, molto bene, ma non basta avere fede, c’è bisogno di esercitarla, attraverso di una scelta giusta, cioè, dare la priorità, dopo della tua comunione, fede e relazione con Dio, alla sua coniugale, alla tua vita sentimentale. Perché, anche avendo fede nel Dio di Abrahamo, essere suo nipote e figlio di Isacco, se Giacobbe avesse sbagliato quella scelta avrebbe fatto la stessa fine di suo fratello, sarebbe stata una fonte di delusione per i suoi genitori.

Quando Giacobbe arrivò pozzo, cosa ha fatto? Ha incontrato Rachele e, in quel preciso momento, Dio ha confermato la sua scelta! Anche se era stanco per il viaggio e fuggendo da suo fratello che lo voleva morto, Giacobbe è andato, a rimosso la pesante pietra, a preso l’acqua e diede da bere ai cammelli e al gregge. È nel pozzo di Giacobbe che porteremo il dolore di un padre, cognato, fratello… che porteremo questa vergogna. E Dio non vedrà appena delle parole scritte su un pezzo di carta, Lui vedrà il sangue, il dolore, il sacrifico, la consegna, perché il tuo sacrifico chiamerà la Sua attenzione.

Giacobbe dedicò 14 anni della sua vita, che equivalgono a 168 mesi, e questo tempo per lui furono come pochi giorni, perché credeva, c’era amore e perché quando c’è sacrificio per Dio, il tempo che scorre tra il sacrifico e la risposta “è” come pochi giorni! Non ci sarà disperazione, perché il tuo sacrificio ti manterrà vivo e con vigore per sfruttare del tuo matrimonio come non mai.

Ci vediamo in Chiesa o tra le nuvole


Per il tuo servo in Cristo
Vescovo Julio Cesar
Bispojulio.com