L’Universale è ricevuta dalla tribù Maasai, in Africa, dove “l’uomo bianco” non entra

La tribù Maasai è conosciuta per i suoi guerrieri e per la sua cultura peculiare. Per sopravvivere, i maasai hannoTribo un allevamento di bestiame e promuovano la caccia. Oltre a questo, il popolo è organizzato in una società condotta da un capo regionale e i suoi assessori.

I guerrieri della tribù Maasai, i morans, vivono un periodo delle loro vite isolati nella giungla per imparare con i più anziani le abitudini della tribù e le abilità della sopravvivenza. Per essere dotati di molta audacia, sono in grado perfino di conquistare la caccia dei leoni per loro. Per questo loro usano l’intelligenza e lavorano in gruppo. Per tanto solo lance e frecce, il piano è lasciare che i leoni uccidano l’animale per poi rubargli la caccia, proprio sotto il loro naso. I leoni non si intimoriscono facilmente, per questo, qualunque svista può essere fatale.

Questa impressionante tribù vive nella regione del Kenia e della Tanzania, nel continente africano, è vi sono molte comunità sparse in questi due paesi.

Tutti i ragazzi della tribù desiderano diventare un giorno un guerriero. Per mezzo di rituali e cerimonie, i giovani sono orientati dai loro genitori e dagli anziani, con l’obiettivo di raggiungere il “moran hood” (cappuccio da guerriero). Loro proteggono il loro popolo da attacchi esterni ed anche recuperano il bestiame rubato dalle comunità limitrofe.

Però, dalla sua origine, i maasai non accettano l’approssimarsi di stranieri o di “uomini bianchi” – chiamati muzungo – nelle loro terre. Loro sono diffidenti e non si presentano in modo amichevole, poiché, per varie volte nella loro storia, visitatori commercializzavano la loro cultura, per mezzo di foto e video, o hanno tentato in qualche modo di usare l’incontro per fare del male alla tribù.

Chi affronta i leoni può affrontare il male

Al giorno d’oggi, questo popolo affronta molte difficoltà per la sua sopravvivenza. Per questo, l’Universale, attraverso il lavoro evangelico, ha deciso di aiutarli. La prima visita nel luogo corrente è stata poco più di 1 anno fa. Dall’ora, la chiesi si è avvicinata a loro ogni volta di più.artemaasai1
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Per invito della stessa tribù, il 9 febbraio, il vescovo Marcelo Pires, responsabile dell’Universale nell’Africa del Sud, partecipò ad una cerimonia perché lui diventasse un maasai moran, un guerriero (foto). Furono necessarie 3 ore di viaggio, per una strada molto fortuita, fatta di terra e pietre, per arrivare al punto d’incontro, nella città di Kajado, a 80 chilometri a sud di Nairobi, capitale del Kenia (Vedi mappa). La moglie del vescovo Marcelo, Marci Pires, ilvescovo Gerald Nkayi – responsabile dell’Universale in Kenia – e sua moglie, Thokolize, hanno anche partecipato all’incontro. Collaboratori e membri hanno aiutato nella donazione di alimenti e prodotti di igiene ai membri della tribù.

La cerimonia fu molto festosa e i guerrieri hanno realizzato una danza ed un rituale di accettazione di un nuovo moran, ricevendo il vescovo Marcelo come membro della tribù, che, come ordinano le abitudini, guadagnò un nuovo nome, Saruni, che significa “colui che aiuta”, e un bastone colorato e decorato con l’artigianato locale, il “olartat”.

Con la traduzione del capo della tribù, il vescovo ha ringraziato a tutti per l’opportunità di appartenere alla comunità ed aggiunse che loro non avevano bisogno di restare insicuri con i problemi che stavano affrontando, poiché, così come i morans, che sono coraggiosi per affrontare i leoni, ognuno aveva bisogno di avere la stessa forza per affrontare i problemi di salute, famigliari e materiali che li affligge quotidianamente. Lui aggiunse inoltre che i maasai avevano bisogno di credere in Dio perché possano superare le sfide, così come il re Davide vinse il gigante Golia. Alla fine, il vescovo pregò per tutti e determinò che fossero benedetti.

Con questo, oltre al libero accesso per la predicazione della Parola di Dio tra i maasai – il popolo che ruba la caccia dei leoni soltanto con lance e frecce -, l’Universale ha conquistato anche l’autorizzazione per aprire un tempio nella comunità.

Vescovo Edir Macedo
vescovomacedo.it