La gloria dei Greci

Festa di Pasqua.

Il popolo giudeo saliva a Gerusalemme per celebrare la liberazione dalla schiavitù egizia.

Tra quelli che salivano per adorare, durante le feste, c’erano alcuni che approfittavano dell’opportunità per conoscere Gesù.

“Costoro dunque, accostatisi a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, lo pregarono dicendo: «Signore, vorremmo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea; a loro volta, Andrea e Filippo lo dissero a Gesù. Ma Gesù rispose loro, dicendo: «L’ora è venuta, in cui il Figlio dell’uomo deve essere glorificato.”
Giovanni 12.21-23

Andavano cechi, morti risuscitavano, paralitici camminavano, lebbrosi venivano purificati, impossessati erano liberati e un’infinità di miracoli venivano realizzati. Ma, nessuno di questi furono sufficienti per glorificare Gesù.

Moltitudini gli uscivano incontro con manti e palme alla Sua entrata in Gerusalemme. Ma anche questo non era un motivo per glorificarlo.

Quale miracolo, quale adorazione, quale parole di lode esprimerebbero realmente la Sua gloria?

I greci avevano soddisfatto la volontà del Signore.

Non perché appartenevano a una società filosofica. Ma perché apprezzavano di più la ragione che il sentimento.

Una cosa è la gloria per aver realizzato miracoli; un’altra è la gloria per quello che è Gesù.

Fino ad allora, il popolo Lo cercava per i miracoli o per la curiosità di vederLo realizzando un miracolo.

Ma i greci volevano conoscerLo.

Questa è l’attitudine che fa generare i nati dall’acqua e dallo Spirito.

Sono questi che glorificano il Figlio dell’uomo e trasferiscono la festa di Gerusalemme ai Cieli.

“Io vi dico che allo stesso modo vi sarà in cielo più gioia per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.” Luca 15.7

“Carissimi, non credete ad ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo.” I Giovanni 4.1


Vescovo Edir Macedo
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