Chi sei stato, in realtà non importa!

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No, non è la tua testimonianza del passato che definisce chi tu sei nel presente, è qualcosa di più razionale, continuo e consapevole …

Nella vita, anche se la comunanza di milioni di convertiti è l’aver avuto un incontro con il Signor Gesù, già il tuo percorso fin ad arrivare qui, in alcuni casi, è stato abbastanza differente.

Molti sono stati dei criminali, tossicodipendenti, vivevano nella prostituzione, imbrogliavano gli altri … ma altri no! Quindi, sarà che chi ha avuto un passato più turbato, ma che si è convertito, abbia più motivi di orgoglio per la sua conversione? No, perché la realtà la seguente:

– Non c’è motivo per inorgoglirsi nell’essere stato un criminale, una prostituta, un imbroglione, un tossico …
– Poiché più beato è colui che accetta il Signor Gesù, anche non avendo sofferto ciò che molti hanno passato, giustamente per ragionare e fare la consegna totale e intelligente!

Pensando in tutto questo, mi sono ricordato di Samuele. Uno dei più grandi profeti di tutta la storia, non presentò una testimonianza “forte di liberazione, ravvedimento, guarigione ecc.; non visse nel mondo; non è cresciuto per strada, non è stato condizionato dalla furfanteria; non ha neanche avuto esperienze drammatiche durante l’infanzia, come genitori divorziati, percosse o cose del genere …

No! Lui è cresciuto nella presenza di Dio e i suoi problemi più grandi furono, giustamente, i cattivi esempi:
– Gli errori di carattere, la malvagità e l’ipocrisia che c’era tra i figli di Eli, così come la negligenza e la mancanza di predisposizione dello stesso Eli;
– La disobbedienza di Saul;
– L’ingratitudine del popolo di Israele, nel chiedere un re “umano” per dirigerli, paragonandosi agli altri popoli pagani, disprezzando tutto quello che Dio aveva fatto per loro.

La nostra consegna a Dio è definitiva, ma, fortificare la nostra comunione con Lui è qualcosa che dobbiamo cercare continuamente. Dio può aver tolto la persona dal fondo del pozzo più profondo e immondo, ma, e oggi? Cosa abbiamo fatto? Qual è stata la nostra testimonianza? Qual è la situazione di quelli che dipendono dalla nostra fede? Come sono (se esistono) i discepoli che innalziamo per il Signor Gesù? Dove abbiamo posto i nostri occhi?

Penso che questo Digiuno di 21 giorni, sia per tutti, ma, principalmente, per i pastori, collaboratori, evangelisti e membri che sono già nella Fede, perché gli stessi non vengano a cadere, scoraggiarsi o accomodarsi, essendo o diventando ipocriti e ingannatori come i figli di Eli, o connivente con il peccato come lo stesso Eli, chiudendo un occhio alla situazione della Chiesa, dei collaboratori e membri che li circondano.

“Gli dichiaro che sto per punire la sua casa per sempre, a motivo dell’iniquità che egli conosce, perché i suoi figli si sono resi spregevoli, ed egli non li ha frenati.”

(1 Samuele 3:13 ND)

Potendo anche essere, o diventando, come Samuele:

“Or il giovane Samuele serviva l’Eterno alla presenza di Eli. La parola dell’Eterno era rara in quei giorni, e non c’era alcuna estesa rivelazione. In quel tempo, Eli era coricato nel suo solito posto (ora la sua vista aveva cominciato ad offuscarsi ed egli non poteva vedere). La lampada di DIO non era ancora spenta e Samuele era coricato nel Tabernacolo dell’Eterno dove si trovava l’arca di DIO.”

(1 Samuele 3:1-3)

In tempi in cui una vera comunione con Dio era rara, dovuto al peccato, erano pochi coloro che ricevevano, comprendevano e praticavano la Parola del Dio-Vivo, Samuele era rimasto nel Tabernacolo dell’Eterno, nel Santuario, dove anche Eli, e i suoi figli, avevano avuto l’opportunità di stare, ma, per qualche motivo rifiutarono. Lui scelse di dare la priorità alla sua comunione con Dio, e Dio lo scelse, lo usò, parlò con lui e attraverso di lui!

Pr. Michael da Costa
Chiesa Cristiana Lettonia

Vescovo Julio Freitas
Juliofreitas.com