Tornando al passato- 46 ª parte

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Dopo alcuni giorni in Brasile, tornai a New York per prendere i miei bagagli, al fine di proseguire, andando nello stato in cui eravamo stati trasferiti.

Ho letto nella settimana in cui stavo andando ad Atlanta, un passaggio a cui mi sono aggrappata con “unghie e denti”, o meglio, in cui mi riparai. Anche se erano già passati giorni e settimane, dopo le perdite, non era facile trattare con tutti i sentimenti che provavano a sedurmi. A volte, mi lasciavano così confusa, che non sapevo nemmeno dire a Dio ciò che stava accadendo. E quanto più i conflitti mi “stringevano”, più mi alleavo alla Parola di Dio come un rifugio. E questa mi dava forza e “stancava” il dolore, passando così a vivere in modo razionale mentre i sentimenti scomparivano.

E il passaggio era questo:


“Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandamenti che oggi vi do, affinché viviate, moltiplichiate ed entriate ad occupare il paese che l’Eterno giurò di dare ai vostri padri. E ti ricorderai tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto nel deserto questi quarant’anni, per umiliarti e testare voi, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato i suoi comandamenti o no. Così Egli ti ha umiliato, ti ha fatto provar la fame, poi ti ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che neppure i tuoi padri avevano mai conosciuto, per farti comprendere che l’uomo non vive soltanto di pane, ma vive di ogni parola che procede dalla bocca dell’Eterno.”

(Deuteronomio 8:1-3)

Così siamo andati  ad Atlanta, Georgia. Era l’anno 2000. E abbiamo lavorato in lingua inglese.
Ad Atlanta c’era già un nucleo  fatto in portoghese. E vi era già  un pastore responsabile per questo lavoro. È stata questa coppia che è venuta a prenderci all’aeroporto. Siamo andati a vivere con loro.

Cominciando tutto dal nulla, non è facile. Siamo rimasti alcuni giorni “girando” per Atlanta per trovare un posto dove aprire la chiesa. Andavamo con l’auto di questo pastore, ore e ore d’auto. Nel frattempo, c’erano delle canzoni alla radio, che toccavano  i ricordi con i miei figli. Era in questi momenti che i pensieri  e la nostalgia di loro mi invadevano. Non eravamo tanto occupati. Il tempo in macchina non mi lasciava trattenere le lacrime.

In quel periodo, era da pochi mesi che il film “Tarzan” era uscito nei cinema. E la canzone che più si sentiva alla radio era di questo film. Le parole dicevano tutto ciò che avevo nel cuore. Perciò l’emozione esplodeva in tutto il mio essere.

In quel caso, chi “vinceva” era l’emozione. Perché la mia mente non era così occupata con la Parola di Dio. Ero in ambienti dove ascoltavo musiche, conversavo con l’altra moglie. Ma nulla per alimentare la mia fede. Così l’emozione prevaleva nella mia mente.

Al mattino leggevamo la Bibbia, e alla sera pregavamo  insieme nell’appartamento dove stavamo. Ma anche così, ciò che regnava nel mio essere era tutto ciò che avevo perso, soprattutto i miei figli.
La lotta che stavo combattendo era molto più intensa in quel periodo, dato che si trattava di puro sentimentalismo, combattendo contro la fede che avevo. L’assenza dell’andare in chiesa e di cercare; di essere attiva nella fede, aveva iniziato a farmi essere più vicina al sentire … ancora di più.
Mi ricordo che sono stata così vulnerabile in quell’epoca, che qualsiasi congettura o opinione carnale, io cedevo. Ero super debole nella fede.
Arrivata la fine dell’anno. Negli Stati Uniti  vivono ogni stagione ed anche tutte le celebrazioni commemorative, e il Natale era quella più speciale. Il periodo di Natale, ovunque tu vada, senti canzoni natalizie. Caspita,  mi commuoveva così tanto, perché mi ricordava l’ambiente familiare.
Mentre andavamo in macchina, il silenzio si fermava, mentre guardavamo le lucine esterne delle case, e le famiglie radunate davanti a un albero di Natale. Le lacrime cadevano, senza dire una parola  a Júlio, anche lui serio, lottando contro i suoi  conflitti.
Non è stato facile in questo luogo. Ma in ogni luogo dove impariamo e viviamo il sacrificio, segna una storia. Nel prossimo post leggerete altre storie che ho vissuto che hanno lasciato il segno.

Viviane Freitas

conferenziere e scrittrice