Servire (6ª Parte)

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Dando continuità al tema “servire”, oggi parleremo dell’argomento: pazienza.

In che modo possiamo praticare questa virtù e chi dobbiamo avere come esempio?

Anche con situazioni difficili, trauma, problemi e vicissitudini, quando siamo invitati e accettiamo di avere un incontro personale e vero con il Signore Gesù, tutto il nostro passato si trasforma in esperienza e testimonianza.

Tuttavia, quando Gesù accompagnava i Suoi discepoli, il bagaglio interiore di ognuno di loro era ancora visibile, poiché non erano ancora stati battezzati con lo Spirito Santo. Così essendo, la loro visione non era ancora spirituale, come possiamo verificare nel versetto:

Venne dunque a Simon Pietro. Ed egli gli disse: «Signore tu lavi i piedi a me?».
Gesù rispose e gli disse:

Quello che io faccio, ora non lo comprendi, ma lo comprenderai dopo.
Giovanni 13:6-8

osserva la pazienza del Signore Gesù nel comprendere il tempo di Pietro…
Di solito non riveliamo questo tipo di pazienza con le persone al nostro intorno.
Cerchiamo che ci accettino, che ci capiscano, ma difficilmente ci mettiamo al posto di qualcuno, soprattutto quando pensiamo non condivide la stessa “visione spirituale” che noi.

A volte accusiamo, critichiamo, diciamo: “Lei non vuole ascoltare; gliel’ho detto più di mille volte; ho già parlato, ho orientato… è la persona che non vuole niente di niente…”

Noti che il Signore Gesù “ha rischiato”, investendo negli uomini che ancora non erano nati da Dio. Gli insegnò, vivendo insieme a loro come il proprio esempio di umiltà e pazienza!
E perché? Perché la Sua intimità con Dio gli faceva sapere che, nel tempo giusto, il Padre avrebbe fatto moltiplicare la parola seminata dentro ognuno di loro.

Il Signore Gesù si è reso contro che Pietro non aveva capito le Sue Parole, ma anche così non l’ha accusato, non ha insistito, non gli ha dato un peso che non avrebbero avuto le condizioni di sopportare. Invece di questo, li ha esortati all’obbedienza. Sarebbe l’unica cosa necessario, in quel momento, per rimanere nella stessa unità di spirito.

E anche con il “figlio della perdizione” – Giuda – Gesù è stato pazienza, non affrettando la sua ora, ma dandogli continue opportunità di pentirsi, durante il tempo che sono stati insieme.

La nostra intolleranza e mancanza di pazienza con il prossimo, può rivelare un tipo di “arroganza” spirituale che ci allontana dall’obiettivo primario per il quale Dio ci ha chiamati: raggiungere anime. E non possiamo dire che il Signore Gesù era “differente”, poiché Lui si fece carne per sentire e affrontare esattamente le stesse sfide di noi.

Ma c’è un “dettaglio”, che può cambiare tutto: Il Signore Gesù non guardava a Se stesso!

Lui non aspettava di ricevere per dare;
Lui non aspettava la comprensione per comprendere;
Lui esercitava la “giustizia” in favore del Regno di Dio, e non una giustizia propria, basata nei sentimenti;
Lui non aspettava essere capito per trasmettere la Verità, ma sapeva che il tempo giusto della rivelazione di Dio sarebbe arrivato, attraverso il battesimo con lo Spirito Santo.

Lui aveva pazienza perché era pazienza nella certezza del compimento del piano di Dio per ogni vita, cominciando per la Sua.

Quando cerchiamo di capire ogni persona, come noi stessi siamo stati capiti da Dio, diventiamo “parte di lei”, condividiamo la loro storia, e solo così abbiamo il privilegio di accedere al suo “bagaglio” con il fine di essere usati da Dio per aiutare. Non c’è come ricevere questo “spazio” o avere questo tipo di accesso, se non scegliere di dare di sé agli altri, in primo luogo!

“Date e vi sarà dato (…) perché con la misura con cui misurate,
sarà altresì misurato a voi.” (Lc 6:38)

Dobbiamo svuotarci di noi stessi, come ha fatto il Signore Gesù, affinché attraverso la nostra consegna e della cura con la nostra propria anima – in primo luogo – possiamo avere la chance di raggiungere molti.

Viviane Freitas
Conferenziere e scrittrice