Meriti per la fede. II

L’espressione “ Aiutati che Dio ti aiuta”, avviene nella pratica quando la persona merita e soprattutto quando manifesta la sua fede!

L’apostolo Giacomo domandò: Abrahamo, nostro padre, non fu forse giustificato per mezzo delle opere, quando offrì il proprio figlio Isacco sull’altare? (Giacomo 2.21).

Significa che Abrahamo materializzò la sua fede per mezzo dell’obbedienza. Questo fu sufficiente perché fosse considerato giusto e meritevole davanti a Dio.

Lui non credette solamente, ma prese un’attitudine in merito al suo credere. Questo tipo di opera e rivolta verso una fede vera; per questo Giacomo afferma che senza le opere la fede è morta.

Si può anche aggiungere che la fede senza le opere è mortale, perché fa pensare alla persona, che solo il fatto di aver fede è sufficiente.

Sta di fatto che l’obbedienza alla Parola del Signore rende il peccatore degno, giusto e santo davanti a Dio; e a causa di questo che si compiono le Sue promesse.

La Bibbia definisce Dio come il rimuneratore di quelli che Lo cercano. Tale ricerca avviene quando si pratica o si obbedisce alla Sua Parola.

E, essendo Lui il rimuneratore, il Suo lavoro è premiare coloro che sono meritevoli della ricompensa, quelli che fanno la differenza.

La Bibba non dice che Dio è un donatore, perché significherebbe donare a qualsiasi persona, ma è colui che premia chi è degno. E qui la grande differenza!

Il decimista fedele, per esempio, diventa degno delle ricchezze divine, e ha il diritto al “premio” promesso da Dio. Che tipo di “premio?” Benedizioni senza misura, secondo quello che è scritto in Malachia 3.10:

“Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia cibo nella mia casa, e poi mettetemi alla prova in questo», dice l’Eterno degli eserciti, «se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione, che non avrete spazio sufficiente ove riporla..”